Sinergie / Giù i veli dal Polo Isolino voluto a Solduno dall’omonima cooperativa per dare un tetto a contenuti residenziali e sociali – Attorno alla nuova piazza un bistrot di Pro Infirmis, un centro di Pro Senectute, l’asilo nido della SUPSI e appartamenti particolari
Uno potrebbe considerarla una semplice operazione immobiliare, ma dietro al Polo Isolino vi è una lista di valori aggiunti e di profondi significati che va da qui a là. Non si tratta, insomma, solamente di un nuovo complesso residenziale, al quale si stanno togliendo i veli proprio in questi giorni in via Galli 50 a Solduno. No, è un vero quartiere nel quartiere, attorno alla cui suggestiva piazza si svilupperanno pure contenuti votati all’integrazione (anche intergenerazionale). L’edificio, anzi, meglio, gli edifici che lo compongono affondano poi le proprie radici nella storia della città. Negli anni dell’immediato dopoguerra e nella volontà di rinascita di numerosi artigiani locarnesi. Sono i loro discendenti – eredi della Cooperativa Isolino, fondata a metà degli anni Quaranta del secolo scorso – ad aver ideato e realizzato il nuovo micro quartiere, con l’obiettivo di dare un tetto a contenuti residenziali sì, ma anche (e forse soprattutto) sociali.
Un giardino come fulcro
«Il fulcro del centro è il giardino – si legge nella relazione tecnica stilata dallo studio locarnese Nicola Cotti & Partners, vincitore del concorso di architettura per realizzare il Polo Isolino –: un’area verde urbana a carattere pubblico o semipubblico». Oggi quel giardino sta sbocciando, attraverso i rami tesi sul mondo di un bellissimo ulivo. Quest’ultimo è l’elemento caratterizzante di una vera e propria nuova piazza, sulla quale si affacciano quelli che saranno i contenuti più significativi del complesso, che sta pian piano prendendo vita. Lo visitiamo assieme all’avvocata Sonja Achermann Bernascina, presidente della Cooperativa Isolino, che non nasconde soddisfazione e sollievo, pensando ad un processo di genesi durato praticamente un decennio e non scevro da ostacoli. Si pensi solo al ricorso che ha ritardato l’inizio dei lavori, alla necessità – nel marzo 2019 – di avviare il cantiere con grande cautela («portando avanti lo scavo di 40 centimetri alla volta, perché già nel 1939 nell’area erano state rivenute antiche tombe») e poi alla COVID-19, che – come in tanti altri settori – ha rallentato non poco i tempi. Ma ora, finalmente, si è giunti al traguardo e la prossima settimana al Polo Isolino entreranno i primi inquilini. «Il tutto – chiosa Achermann Bernaschina – anche grazie alla collaborazione di BancaStato, che ci ha sostenuti nell’investimento di 16 milioni di franchi, facendo fede al proprio statuto, che contempla il compito di favorire opere progettate nell’interesse della collettività». Venerdì prossimo saranno consegnate le chiavi dei primi 8 appartamenti. «Ad oggi – prosegue la presidente – 28 sono già affittati e per diversi dei 12 rimanenti siamo in predicato». La formula del Polo Isolino, insomma, suscita interesse. Con un obiettivo: quello di avere una tipologia di inquilini il più variegata possibile. Dalle coppie giovani agli anziani, dai pensionati ai professionisti.
Una sensibilità particolare
Mantenendo in ogni caso una sensibilità particolare. «Ad esempio le pigioni – chiarisce Achermann Bernaschina – rispettano i parametri delle prestazioni complementari. Inoltre otto appartamenti sono attrezzati per accogliere grandi invalidi». Il che si inserisce nella politica sinergica voluta dai promotori del nuovo complesso soldunese. L’idea è infatti quella di creare relazioni privilegiate fra coloro che occuperanno i vari spazi. E la lista degli inquilini è sicuramente ideale per raggiungere tale obiettivo. Impegnati in grandi preparativi incontriamo, ad esempio, i responsabili del BisPrò, un nome evocativo che unisce in sé le caratteristiche del locale. Il bistrot sarà infatti un… bis del ristorante Vallemaggia, gestito da anni con successo in via Varenna 1 a Locarno da Pro Infirmis (che in via Galli centralizzerà anche i propri uffici locarnesi). «Apriremo i battenti il 18 ottobre», ci dicono al bistrot. Ai due responsabili, al cuoco e alle due cameriere saranno inizialmente affiancati cinque utenti beneficiari di rendita AI. Più in là il loro numero aumenterà. «Accoglieremo i clienti – proseguono i gestori del BisPrò – dalle 7 alle 18.30 in settimana e dalle 8 alle 17 il sabato. La domenica saremo chiusi. Ogni mezzogiorno proporremo un menù speciale, con variante vegetariana, all’insegna della cucina sana a chilometro zero».
Una miriade di sinergie
La politica delle sinergie voluta dai promotori del centro coinvolgerà anche il bistrot, cui sarà affidato il compito di preparare i pasti (particolarmente curati, seguendo i parametri del marchio Fourchette Verte) per altri due inquilini del Polo Isolino. Il primo sarà, come già più volte annunciato, l’asilo nido voluto dal Dipartimento formazione e apprendimento della SUPSI per accogliere i bambini fra i 4 mesi e i 4 anni di collaboratori e studenti della scuola. Ma non solo. Se le disponibilità lo permetteranno, infatti, il nido si aprirà anche alle esigenze delle famiglie residenti sul territorio. L’apertura della struttura (la seconda aperta dalla SUPSI in Ticino, dopo quella di Manno) è prevista per novembre. L’altro inquilino importante (che avrà a disposizione anche un’ampia terrazza, parallela a quella dell’asilo nido) sarà un centro diurno di Pro Senectute. «Aperto a tutti e agli inquilini degli appartamenti sovrastanti in particolare – conclude la presidente – e alla cui attività si collegherà anche l’ultimo inquilino, diciamo così, commerciale del complesso». Si tratta di un fisioterapista con apparecchiature all’avanguardia concepite per favorire l’equilibrio nelle persone anziane. Un’ultima nota, insomma, nella sinfonia delle sinergie.
Il perché di un nome «dislocato»
Per i locarnesi il nome Isolino evoca l’omonimo bosco, nei pressi del Quartiere Nuovo. E con quella zona, in effetti, ha a che fare la cooperativa promotrice del complesso in via Galli a Solduno. Laggiù, dove oggi ha sede la Schindler, avrebbero dovuto sorgere alcune palazzine, per iniziativa di un gruppo di artigiani cittadini in cerca di rilancio nel dopoguerra (si era attorno al 1947). Il sindaco di allora promise il terreno, che poi fu però destinato alla fabbrica. Da qui la scelta di Solduno, dove sorsero le case, ora demolite per far posto al Polo Isolino, realizzato dai discendenti di quegli artigiani.